Accompagnati da Piscor a pesca di Barbi e Cavedani lungo il medio corso del Trigno, al confine tra Abruzzo e Molise. (2024)
La pesca al Barbo ed al Cavedano (pesci entrambi appartenenti alla famiglia dei Ciprinidi) rappresenta da sempre lo scopo principale del pescatore che pratica la propria passione presso fiumi e canali di tutta Europa (ed oltre). Tali specie sono infatti diffusissime un po’ in tutto il vecchio continente e sono molto ricercate dai pescatori i quali le insidiano con diverse modalità di pesca.
Nel caso specifico noi di Piscor.com concentriamo l’attenzione sul fiume Trigno, corso idrico che si sviluppa per 85 km, sorge alle pendici di monte Capraro, nel comune di Vastogirardi (IS) per sfociare nel mare Adriatico, precisamente nel territorio compreso tra i comuni di San Salvo (CH) e Montenero di Bisaccia (CB), segnando per buona parte il confine tra le regioni Abruzzo e Molise.
Nella parte alta di questo fiume la presenza ittica è garantita dalla Trota Fario ma in questo articolo a noi interessa il medio corso, dove l’acqua, pura ma non purissima, consente la tranquilla proliferazione di Barbi Canini e Cavedani.
Il tratto di Trigno che prendiamo in esame è caratterizzato non da pozze profonde, bensì da un letto piuttosto ampio, con grandi spianate d’acqua nelle quali si abbancano i suddetti pesci. Il periodo di chiusura coincide col mese di Maggio, in quanto è in atto la riproduzione e la conseguente deposizione delle uova.
Cavedani e Barbi del medio Trigno possono essere pescati in vari modi, ad esempio li si può insidiare in bolognese con galleggiante oppure a spinning con artificiali rotanti, ondulanti o gomme.
Nel primo caso parliamo di una tipologia di pesca piuttosto statica, l’ideale è montare una lenza con un galleggiante da torrente che non superi i tre grammi di peso (ne impiegheremo un modello più pesante o più leggero a seconda della forza della corrente). Il nylon presente nelle bobine dei mulinelli è opportuno che non superi gli 0.16 - 0.18 mm di diametro, che non scenda sotto la misura di 0.12 ed è preferibile che ad esso si applichi una coroncina di piombi spaccati il cui peso complessivo non deve superare il 70% del peso del galleggiante stesso.
La misura dell’amo varia leggermente in proporzione al tipo di esca naturale che si voglia utilizzare, per innescare del mais o un lombrico di terra utilizzeremo un amo minimamente più grande rispetto a quello che andremo ad impiegare per innescare bigattini (larva carnaria). La scelta dell’esca influisce sulla cattura in quanto applica una selezione per quel che concerne la specie e la dimensione del pesce: con un verme veronese all’amo è molto più probabile che abbocchi un Barbo di buone dimensioni che un Cavedano, al contrario, con mais o camola da miele all’amo è il Cavedano (anche in questo caso di discreta taglia) a farla da padrone rispetto al Barbo. L’esca per eccellenza che accomuna i gusti di entrambe le specie è senza dubbio la Larva carnaria (Bigattino), con questa tipologia di creatura innescata è possibile infatti attirare fortemente l’attenzione sia dei Barbi che dei Cavedani, ma, in questo caso, la taglia dei suddetti verterà decisamente sul piccolo (è doveroso ricordare che nel Trigno è consentita la pesca con l’utilizzo del Bigattino all’amo, ma non ne è consentita la pastura).
Il momento più propizio per pescare con profitto Barbi e Cavedani nel fiume Trigno in bolognese con galleggiante ricade nelle ore meno calde del giorno e allor quando l’acqua non è ne troppo chiara e né troppo torbida, una classica via di mezzo è l’ideale poiché questi sono pesci molto scaltri e diffidenti (talvolta anche più delle trote stesse, a disdetta del pregiudizio che li vuole “faciloni” da pescare) e se avvertono o, ancor meglio, avvistano qualcosa che li insospettisce sono in grado di ignorare la nostra esca per ore anche in fase di mangianza!
Altra tipologia di pesca per “attentare” ai ciprinidi di fiume è sicuramente lo spinning: il Barbo ed il Cavedano non sono squisitamente carnivori come le Trote, ma ciò non toglie che dimostrano una buona propensione all’attacco (ad onor del vero più i Cavedani) quando sono stimolati dal passaggio repentino di un’esca artificiale. Tali esche possono essere di varie tipologie: è possibile pescare con cucchiaini rotanti, ancor meglio se ondulanti o piccoli spoon, ma hanno la loro bella efficacia anche le così dette “gomme” ed esche siliconiche come Twister o camole finte (è sempre opportuno portare con se dei guadini da pesca per recuperare al meglio le prede). Anche in questo caso le catture saranno di taglia decisamente tendente al grande ma è necessario che (come è in effetti il caso del medio Trigno) alla presenza dei Ciprinidi non sia concomitante quella della Trota Fario, altrimenti tutte le abboccate agli artificiali che lanciamo in acqua con la nostra canna da spinning si verificheranno sempre e comunque da parte di queste ultime.
Con l’auspicio che questo breve ma esaustivo articolo possa aver destato l’attenzione del mondo dei pescatori noi di Piscor invitiamo questi ultimi a godere di questo suggestivo itinerario di pesca (approfittando delle riaperture tra regioni dovute al miglioramento della situazione relativa al Covid), in un area geografica ancora decisamente libera dall’urbanizzazione forzata e contraddistinta da una natura autentica, splendidamente selvaggia, con la quale il pescatore (in questo caso) può arrivare ad istaurare un rapporto speciale, interiore, un rapporto che forse non sarebbe possibile stabilire in altri luoghi, sicuramente belli, ma non ancestrali.